Una breve allegoria buddhista. «Un uomo s’ammala e va dal medico. Questi lo visita, poi gli prescrive delle medicine. L’uomo ha molta fiducia nel suo medico. Ritorna a casa e nella sua stanza di preghiera mette un ritratto o una bellissima statua del medico. Poi si siede e tributa onori alla statua o al ritratto: s’inchina tre volte e gli offre fiori e incenso. Quindi prende la ricetta e la recita solennemente: “Due pillole al mattino! Due pillole al pomeriggio! Due pillole alla sera!”. Tutti i giorni, per tutta la vita, continua a recitare la ricetta, perche’ ha grande fiducia nel suo medico, ma la sola ricetta non lo aiuta.
L’uomo decide di saperne di piu’ sulla ricetta e cosi’ corre di nuovo dal medico e gli chiede: ‘Perche’ mi avete prescritto questa medicina? In che modo potra’ giovarmi?’. Il medico, che e’ una persona intelligente, gli spieghera’: “La vostra malattia e’ questa, e la causa della malattia e’ quest’altra: se prendete la medicina che vi ho prescritto, essa eliminera’ la causa della vostra malattia. Quando la causa sara’ eliminata, la malattia automaticamente sparira’”. L’uomo pensa: “Meraviglioso! Il mio medico e’ cosi’ intelligente! Le sue ricette sono cosi’ utili!”. Va a casa e inizia a litigare con i suoi vicini e conoscenti insistendo: “Il mio medico e’ il migliore! Tutti gli altri non servono a niente!”. Ma che cosa ottiene con questi discorsi? Puo’ continuare a discutere per tutta la vita, ma questo non lo aiutera’ affatto. Solo se prendera’ la medicina uscira’ fuori dalla sua infelicita’, dalla malattia. Solo allora la medicina lo aiutera’.»
(Da: “L’arte di vivere” di William Hart)
Commento
In quest’allegoria, il medico rappresenta il Buddha e la ricetta rappresenta il sutra in cui viene esposto l’ottuplice sentiero dell’integrità-meditazione-saggezza. Non è rendendo omaggio al ritratto del Buddha o a un simbolo né recitando il sutra o il suo titolo che una persona si puo’ liberare dalla sofferenza, ma solo seguendo la prescrizione.
Bella storiella. Nel Dharma Buddista, in tutte le sue varianti, dal Theravada al Mahayana al Vajrayana e’ molto importante “fare esperienza”. E’ la conoscenza attiva di se stessi e la verifica, diciamo, empirico-pratica delle verita’ espresse dagli insegnamenti, che e’ fondamentale. Per l’esattezza, cio’ che puo’ accadere dopo aver applicato “la prescrizione”.
E qui inizia un’altra storia, bisognerebbe indagare sui vari modi di seguire un insegnamento, o tanti insegnamenti, come sta accadendo in Occidente.