Sedere bene richiede coraggio. Lo Zen non è per tutti, esige la disponibilità ad affrontare qualcosa che non è facile. Ma se ci impegniamo con pazienza e perseveranza, sotto la guida di un buon insegnante, a poco a poco la nostra vita si sistema, si equilibra. Le emozioni perdono il loro potere tirannico. Sedendoci, scopriamo che la prima cosa a cui lavorare è la nostra mente affaccendata e caotica.
Siamo tutti presi in un modello di pensiero frenetico, e il primo problema che la pratica affronta sta nel renderlo più chiaro ed equilibrato. Con la mente chiara e bilanciata, non più dominata dagli oggetti, può prodursi un’apertura, per un attimo possiamo capire chi siamo davvero. Sedere non è una tecnica a cui dedicare un anno o due per impadronircene.
Si siede per tutta la vita, perché non c’è limite all’apertura disponibile agli esseri umani. Alla fine scopriamo di essere lo sfondo illimitato e sconfinato dell’universo, e il lavoro della nostra vita diventa quello di espanderci nell’immensità e di esprimerla. Entrare sempre più in contatto con questa realtà porta compassione per gli altri e cambia la nostra vita. Viviamo diversamente, lavoriamo diversamente e ci rapportiamo diversamente agli altri. Lo Zen è lo studio di tutta una vita. Non si tratta di sedere su un cuscino per trenta o quaranta minuti al giorno: tutta la vita deve diventare pratica, ventiquattr’ore al giorno.
[ Da: Charlotte Joko Beck, “Zen quotidiano“ ]
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– https://en.wikipedia.org/wiki/Joko_Beck