Un derviscio molto religioso e il suo discepolo camminavano lungo una strada tranquilla.
In lontananza distinsero una nuvola di polvere: un’elegante carrozza trainata da quattro cavalli bianchi viaggiava verso di loro a tutta velocità.
Man mano che si avvicinava, i due uomini si accorsero che il mezzo non stava né frenando né togliendosi dal centro della via.
Un minuto dopo la carrozza li raggiunse e i due dovettero lanciarsi in un fosso.
Quando si rialzarono, videro che la carrozza si stava allontanando sollevando una nube di polvere che ricadeva sui loro vestiti.
Il discepolo pensò di maledire il conducente ma, prima che potesse farlo, il suo maestro lo anticipò e disse:
«Che la vostra vita vi colmi di felicità!»
Il giovane, sorpreso, chiese:
«Perché mai augurate felicità a quella gentaglia? Per poco non ci investivano!»
«Pensi sul serio che, se fossero felici, se ne andrebbero in giro a tormentare gli altri?», rispose sereno il maestro.
Intervista sulla felicita’ a Rafael Santandreu
Le persone più forti e più felici fanno uso di un dialogo interiore attento, intelligente e soprattutto cosciente.
La psicologia cognitiva che persegue è volta a modificare il dialogo interiore?
Proprio così. Epitteto, filosofo del I secolo, disse “Non sono gli eventi, ma il nostro punto di vista riguardante gli eventi che è il fattore determinante”. Questo significa che non ci deprimiamo perché siamo stati lasciati dal partner, ci deprimiamo perché ci ripetiamo “Sono solo! Non sarò mai più felice! Ho assoluto bisogno di lei-lui!”.
In realtà, la maggior parte delle avversità dovrebbe avere un impatto minimo su di noi, ma poiché attiviamo un dialogo interiore altamente negativo, provocano in noi ansia e depressione.
Le persone più forti e felice hanno un dialogo interiore particolare?
È così. Non drammatizzano quello che succede nelle loro vite. Ovvero sanno bene che esistono le avversità e ne sono un po’ infastiditi, ma non al punto da non poter essere felici. Ne sono convinti. Tuttavia, è vero che esistono grandi avversità come avere un cancro o perdere un familiare.
Uno dei miei modelli di forza emotiva è stato Stephen Hawking, lo scienziato sulla sedie a rotelle. Era totalmente immobilizzato a causa della sua paralisi, non poteva nemmeno parlare. Tuttavia, affermava (attraverso il suo computer) che la sua malattia era una minuzia. Riteneva che finché poteva compiere cose grandiose per se stesso e per gli altri, sarebbe stato felice. E così è diventato uno degli scienziati più importanti di tutti i tempi e, soprattutto, una persona molto felice.
Possiamo imparare tutti a essere così?
Ti garantisco che se adotti la filosofia personale di gente come Stephen Hawking, il tuo mondo emotivo cambierà: le piccole avversità non ti tangeranno tanto e avrai più spazio mentale per goderti la vita. Risiede tutto nel dialogo interiore, nelle proprie convinzioni riguardo alla vita.
Quali convinzioni definiscono questa nuova filosofia di vita?
Uno dei principi fondamentali è combattere la “necessitite”, la convinzione di aver bisogno di molte cose per stare bene. La verità è che abbiamo bisogno solo di acqua e cibo.
Tutto il resto è secondario e superfluo: avere un partner, avere un lavoro, per esempio, non è importante per la felicità. L’unica cosa essenziale è non lamentarsi e apprezzare quello che si possiede.
E la salute? Ne abbiamo bisogno per essere sereni e stare bene?
Niente affatto! La salute è la prima cosa che perdiamo a mano a mano che compiamo gli anni. Attaccarsi alla salute è assurdo. E ti assicuro che possiamo essere felici anche con una grave malattia. Hai l’esempio di Stephen Hawking e molti altri. Ancora una volta, quello che conta è quello che diciamo a noi stessi: se drammatizziamo o no.
Molta gente si deprime dinanzi alla morte di una persona cara… ma ti garantisco che questa depressione è il prodotto del loro dialogo interiore riguardo alla morte. Io considero la morte positiva e persino bella. Perché? Perché tutti gli eventi naturali sono positivi e necessari. La mia morte e quella dei miei cari è un fatto positivo.
Non è importate vivere molto o poco, bensì avere una vita fantastica. Tuttavia, ci si deprime perché non si ha più accanto quella persona per amarla. La gente se lo ripete e, dunque, si deprime! Eppure, il mondo è pieno di persone meravigliose da amare. Sono tuoi fratelli. Amali come hai amato le persone importanti nella tua vita che adesso non ci sono più. Loro ti indicheranno il cammino e tu potrai replicarlo in altre persone fantastiche che popolano questo pianeta.
Pensa che la psicologia cognitiva presenti un pensiero “corretto” di fronte a qualsiasi avversità?
Sì. I miei libri, per esempio, sono una collezione di principi filosofici che ti convinceranno che puoi essere felice in presenza di qualsiasi avversità. Troverai molti argomenti che, insieme, ti porteranno a dire: “Non c’è nulla che possa rendermi infelice!”.
Di fatto, Epitteto, il poeta che ha citato, era uno schiavo…
Esatto: nacque schiavo! I suoi genitori lo erano ed egli fu venduto alla nascita. Il suo padrone, Epafrodito, lo portò con sé a Roma. Nonostante ciò, Epitteto fu felice. Ripeteva a se stesso: “Finché potrò fare cose meravigliose per me e per gli altri, sarò felice”.
Come Stephen Hawking. Possiamo vedere che il segreto della felicità si trova nel dialogo interiore. Se ogni giorno controlliamo il nostro dialogo interiore, impareremo a essere felici.
Si tratta di un allenamento giornaliero?
Sì. La psicologia cognitiva ti chiederà di rivedere ogni giorno quello che dici quando si verificano delle avversità.
Per esempio, sei imbottigliato nel traffico… Non dirti: “Che schifo! Dovrei poter scorrere bene, come Dio comanda!”, bensì “Non importa se c’è confusione. Posso fare migliaia di cose belle per godermi la vita in questo momento, come cantare una canzone, chiamare mio padre e chiacchierare un attimo, etc”.
Bisogna correggere il dialogo interiore su tutte le avversità, grandi e piccole?
Esatto. La prossima volta che sei imbottigliato nel traffico, ti sorprenderai perché avrà un impatto minore su di te. E così con tutto. Un altro esempio: se qualcuno ti rivolge un commento sgradevole, lavora affinché non ti influenzi: “non ho bisogno che tutti mi trattino bene sempre; non importa se qualcuno mi insulta: in realtà è un suo problema, non mio“.
Sto semplificando perché, in realtà, dobbiamo presentarci molti più argomenti affinché episodi del genere non ci feriscano, ma la dinamica è questa.
Quanto tempo ci vuole per cambiare questo dialogo interiore generale e iniziare a sentirsi molto meglio?
Si notano cambiamenti notevoli già durante il primo mese di duro lavoro sulla correzione del proprio dialogo interiore. Nel giro di circa tre mesi, la persona si sente un 80% meglio. Infine, per arrivare al 100%, ci vuole più tempo, un anno o due. Ma bisogna lavorarci ogni giorno.
Il risultato è che la persona si sente felice, non si scervella più, o quasi, osa fare molte più cose e apprezza molto di più la bellezza della vita.
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– Fonte intervista