Una gradevole interpretazione del noto mantra buddhista tibetano che introduco tentando di parafrasarne musica e immagini. La meditazione è come il vento che scuote i drappi della tua coscienza identificata, i paramenti dei tuoi ultimi appigli, l’ego.
La meditazione è come l’acqua che ondeggia lieve o vorticosa per creare flutti d’amorevolezza o passione. La meditazione è come la solitudine d’un canto che furoreggia nell’animo … che mentre echeggia tra le valli dell’imperscrutabile, mira alle più sublimi vette del cielo.
Proprio laddove il confine tra umano e soprasensibile sembra annullarsi definitivamente per glorificare la ruota della vita. Senza esaltare o disprezzare alcunché, pregi o virtù che siano. Il ritmo, scolpito nella pietra, decalca il canto che si contrappone al silenzio. Fintantoché il coro della volontà di conoscere celebra all’unisono gli ineffabili simboli della propria cultura, lo scabro ritmo imposto dalla realtà diviene dolcezza. E se le ombre disertano, ahimè senza lasciare impronta, rimane la levità della gioia di essere.