Atula era un personaggio importante vissuto ai tempi del Buddha. Un giorno volle ascoltare gli insegnamenti di cui si parlava tanto in società e così andò a trovare il venerabile Revata. Ma questi era assorto in meditazione, perciò non disse neanche una parola.
Toccato nel suo senso d’importanza personale, Atula andò allora dal venerabile Sariputta, che gli fece un lungo e articolato discorso. Ma Atula s’innervosì ancora di più perché non riuscì a seguire il discorso, troppo profondo. Così, sempre più insoddisfatto, andò dal venerabile Ananda che gli fece un discorsetto alla buona. Ma nemmeno questo gli piacque perché si sentì preso sotto gamba. Così, infine, Atula andò dal Buddha in persona che, ascoltate le sue rimostranze, proferì le seguenti parole, facendogli notare che neanche un Buddha va esente dalle critiche:
«È un vecchio detto, Atula, non uno dei nostri giorni, quello che dice: “Criticano chi sta zitto, criticano chi parla molto, criticano anche chi parla poco”. Non c’è nessuno al mondo che vada esente dalle critiche. Non c’è mai stato, non ci sarà, e nemmeno c’è adesso, una persona che sia sempre criticata o sempre approvata».
(Dhammapada, Kodha Vagga 17, 227-8)
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