La preghiera, come tutti i problemi umani che vanno in profondità, è una faccenda molto complessa, non è una questione da poco; richiede pazienza, attenzione, un’indagine attenta, che non pretende di arrivare a conclusioni precise e ben definite. Se non conosce se stesso, colui che prega può immergersi nell’illusione proprio mediante la sua preghiera. Coloro che pregano a volte dicono che le loro preghiere sono state esaudite da quello che essi chiamano Dio. Se hanno fede, se pregano con intensità, ottengono quello che chiedono: salute, benessere, ricchezze materiali. Chi prega per ottenere qualcosa, prima o poi viene esaudito e si convince che vale la pena di continuare a chiedere.
C’è anche una preghiera che non chiede di ottenere qualcosa o di beneficare qualche persona in particolare, ma che esprime il bisogno di sperimentare la realtà, di trovare Dio. E anche una preghiera del genere viene frequentemente esaudita. Possono esserci anche alcre forme più sottili e sofisticate di preghiere, che supplicano, implorano e offrono qualcosa. Tutte queste preghiere comportano la loro ricompensa e generano determinate esperienze. Ma cos’hanno a che fare con la realizzazione della realtà suprema?
Noi non siamo forse il prodotto del passato? Quindi non siamo inevitabilmente legati a quell’enorme serbatoio di avidità, di odio, di lotta tra gli opposti? Quando preghiamo per chiedere qualcosa, ci stiamo mettendo in contatto con questo serbatoio in cui si sono accumulate negatività d’ogni genere. Questo comporta certamente che otterremo quello che chiediamo, ma anche che ne dovremo pagare il prezzo… Supplicare qualcun altro, implorare qualcosa che è fuori di noi, ci porterà a comprendere la verità?
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– it.wikipedia.org/wiki/Jiddu_Krishnamurti
– jkrishnamurti.org
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