Krishnamurti sembra sostenere solo uno stato finale, un metodo senza metodo. Ma, a un’analisi più ravvicinata, egli dice esplicitamente a tutti quelli che potrebbero udirlo il “come”. Egli ci istruisce “solo a essere consci di tutto questo… delle vostre abitudini, delle vostre reazioni”.
La “non-tecnica” di Krishnamurti può risultare più chiara da alcune istruzioni che egli diede a un gruppo di giovani scolari indiani. Prima disse loro di sedere in silenzio con gli occhi chiusi, e poi di osservare la progressione dei loro pensieri. Egli li sollecitò a continuare questo esercizio in altri momenti, incluso quando passeggiavano o a letto di notte:
“Dovete osservare, come osservate una lucertola che passa, che sguscia attraverso il muro, vedendo tutte le sue quattro zampe, il modo in cui s’infila nel muro; dovete osservarla e, mentre lo fate, ne vedete tutti i movimenti, la delicatezza dei suoi movimenti. Così, allo stesso modo, osservate il vostro pensare, non correggetelo, non sopprimetelo – non dite che è troppo difficile – solo osservatelo ora, questa mattina.”
Egli chiama questa attenzione accurata “conoscenza di sé”. La sua essenza è “di percepire le modalità della propria mente” cosicché essa è “libera di essere immobile”. Quando la mente è immobile, si arriva a comprendere. La chiave per capire è “attenzione senza la parola, il nome”. L’istruzione di Krishnamurti è “guarda e sii semplice”: dove c’è attenzione senza pensiero reattivo, lì c’è realtà.
Questa presa di coscienza non può essere cercata, ma “viene senza invito”.
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– https://it.wikipedia.org/wiki/Jiddu_Krishnamurti